Piè Franco.

 Curiosità: il piè franco. Grazie a Barons de Rothschild abbiamo assaggiato una della cantine più prestigiose al mondo e sopprat10923337_1518839615071344_1012297942541041096_ntutto grazie a questo Los Vascos cileno siamo riusciti ad assaporare e conoscere uno chardonnay a piè franco! Uno dei pochi nel mondo che per la conformità geografica del Cile è riuscito a salvarsi. La fillossera dal 1878 ha fatto strage e quasi la totalità dei vigneti oggi sono con innesti. Il Cile per merito del suo isolamento naturale ha permesso di salvare le coltivazioni future. Bere un vino su ceppi originali non ha prezzo

Una domenica a Verona: cosa abbiniamo al “lesso con la perà”?

E fi10418265_1481016708853635_6465739074762741973_nnalmente è arrivata la stagione! Cosa abbiniamo a questo meraviglioso piatto della tradizione veronese: il lesso con la pearà? Prima di tutto abbiamo detto tradizione per cui dobbiamo rimanere in zona e ci muoveremo in Valpolicella. Come è costruito il piatto? La pearà è ricca di parte grassa data dal burro e speziatura data dal pepe e in bocca rimane una parte datà dall’untuosità. La carne è povera di liquidi e sali minerali ma viene controbilanciata dal sale appena maginato in superficie. Ci servirà un bel rosso secco, di buona struttura e persistenza, con una mediocre tannicità e una buona presenza di alcol, perchè è importante sia controbilanciare il piatto sia avere una bocca pulita. Ed ecco che il gioco è fatto: Valpolicella Classico Superiore! Buona domenica!

Analisi gustativa: un’insieme di molti parametri.

Nella degustazione arrivare all’analisi gustativa diventa una conquista. Se l’analisi visiva e olfattiva sono state eseguite correttamen10686898_1474361849519121_584379405986296934_nte, con attenzione e con dettaglio, dal gusto ci aspettiamo soprattutto delle conferme e diventa un gioco poter analizzare ciò che ci manca. Ciò che ci manca è il comportamento del liquido/vino in bocca. Sembrerebbe molto difficile ma invece ponendo attenzione alla risposta della nostra lingua, alla salivazione (liquida o limacciosa), al comportamento delle varie papille gustative riusciamo a chiudere il cerchio. Il bilanciamento o meno delle morbidezze (zucchero, alcol, glicerina) e durezze (acidità, tannino, sali) ci permette di completare la valutazione del vino e tirare le somme sul suo stato evolutivo e sulla sua qualità. Riprendere tutta la degustazione, infine, è il modo in cui possiamo giudicare la longevità di un vino ossia se va bevuto nel breve periodo, se non ha più senso berlo o se ce lo possiamo dimenticare in cantina. Tutta questa analisi è un sistema che ci serve, oltre per valutare il vino e conoscerlo, anche per valorizzare il nostro denaro e le nostre scelte negli acquisti.

Non chiamatelo Marsala!

Non chia10530769_1471766506445322_3848566039504037062_nmatelo solo Marsala. Appena si evoca questo nome alcune sfumature negative vengono subito in mente, prima fra tutte il termine “marsalato” che come dice il dizionario fa riferimento a un vino ossidato, conservato male o troppo a lungo. E invece… ci troviamo difronte ad un vino incredibile. Un vino liquoroso per essere specifici, ossia un vino al quale è stato aggiunto alcol etilico, o mistella, o mosto concentrato o ecc. Questo Marsala Superiore Riserva Targa Riserva 1840 si presenta con un colore giallo ambra scuro e sfumature giallo ambra, trasparente. Al naso esprime aromi intensi, puliti, gradevoli e raffinati che si aprono con note di confettura di fichi, caramello e mandorla seguite da aromi di rancio, confettura di albicocche, vaniglia, miele, marmellata d’arance, dattero, liquirizia e cuoio. In bocca ha buona corrispondenza con il naso, un attacco alcolico e dolce, comunque equilibrato, corpo pieno, sapori intensi, piacevole morbidezza. Il finale è persistente con ricordi di confettura di fichi, dattero e mandorla. Marsala Superiore Riserva Targa Riserva 1840 matura per almeno 6 anni in botte a cui seguono almeno 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Altro che connotazioni negative…

Olfatto, che difficoltà.

Rosa selvatica, biancospino, melone, acetone, zolfo, pesca e albicocca, minerale, tabacco, sottobosco, peperone, agave, menta,vino-olfatto liquirizia… Ingredienti per una ricetta speciale? No… Questi sono alcuni dei termini che si usano per descrivere un vino, e la domanda sorge spontanea… Stiamo descrivendo una bottega di paese o un vino? Spesso si ride e ci si estranea da queste descrizioni. E invece... saper descrivere un vino nei suoi sentori è importantissimo per capire se è secco o dolce, se è giovane o invecchiato, se è strutturato o semplice, se è alcolico o poco, ecc. I sentori servono appunto per farci capire questo. Ma la vera cosa importante è saper associare i sentori alle categorie di appartenenza. Alcuni esempi: se la frutta che si sente è riconducibile ad una frutta sotto spirito significa che il vino sarà alcolico e se non lo è o abbiamo sbagliato noi o è il vino ad essere sbagliato. E quindi se sentiamo della frutta sotto spirito è da escludere frutta fresca e acerba. Vedere un colore granato con sfumature aranciate significa che il vino è invecchiato o, tolto per qualche tipologia, il vino sarà ossidato o possibilmente da non bere.

Imparare a raccontare un vino significa saper connotarlo e capirlo.