Quando arriva venerdì gnoccolar mi sento un pò più veronese del solito. Inizia a gennaio quando si ricerca il giono giusto e lo si mette in calendario. Qunado invece si entra nella settimana giusta scatta la ricerca delle materie prime che non devono assolutamente mancare. Il venerdì si magiano gli gnocchi e non esistono situazioni che possano far mancare questa tradizione. Quest’anno, purtroppo, dovrò tradire una parte della tradizione e non sarò presente a casa a mangiarli da mia mamma (solo una versione moderna della festa li vede serviti al ristorante, i puritani invece rigorosamente a casa!). Per questo motivo mi sono adoperato nel richiedere la segretissima ricetta di famiglia.
Credevo di vedere mia madre aprire un vecchio casseto del comò in salotto ed estrarre delicatamente la pergamena e invece nulla… solo un sorriso con risata soffocata. Nessun problema… carta e penna e sono pronto a scrivere le varie dosi della ricetta… e ancora un sorriso che questa volta sembrava una presa in giro. Comincio a pensare che non avrò mai la ricetta.
Ascoltando mia madre capisco tutto, non esiste una ricetta in dosi ma solo gli ingredienti, Tutto dipende infatti dalle peculiarità degli ingredienti a disposizione, ma il ruolo che decide tutti gli altri è solo la patata. In funzione di quella “doserà” gli altri soprattutto la farina e il quantitativo di uova. In poche parole è solo una questione di esperienza, capire mentre si impasta (delicatamente, se li si vogliono morbidi) quanto aggiungere.
Dovevo far affidamento alla mia esperienza e l’unica che avevo era quello di mastro riga. In casa, nella preparazione, il mio ruolo fondamentale e chiave, era quello di fare le righe agli gnocchi, con un strumento in legno che avevo fin da piccolo. Quesot gesto rituale era fondamentale per dare la classica forma dello gnocco e per esaltare la capacità di legarsi al sugo di pomodoro. Un sugo di pomodoro che a casa mia doveva essere molto concentrato, sobbollire almeno sotto due dita di olio e burro e arrivare quasi ad una situazione spalmabile (nella foto diritti riservati, produzione domestica).
Alla fine la mia lunga esperienza è stata risolutiva, toccando l’impasto riuscivo a capire quale era la consistenza giusta per poter poi fare le righe. Ci sono momenti che non vorresti arrivassero mai ma alla fine bisogna pur imparare per poter poi tramandare queste esperienze. La cucina popolare è ricca di ricette date dalla sola esperienza dove non esiste la classica lista delle varie dosi e capire tutto in funzione delle caratteristiche della materia prima è affascinante. Un pò come quando stendi la pasta fresca fatta in casa che devi “calcolare” il grado di umidità della stanza”. Insomma le ricette senza la ricetta.
Al venerdì gnocolar è legata la maschera del carnevale di Verona, ritenuta la più antica d’Europa: Papà del Gnocco o Bacanal del Gnoco. Ci troviamo tra il 1520 e il 1531 la città di Verosa fu invasa da una carestia senza fine sia per l’innondazione del fiume Adige che per incursioni dei Lanzichenecchi di Carlo V che combattevano contro Francesco I in Lombardia. Le materie prime erano talmente scarse, come il grano per produrre il pane, che la popolazione del quartiere di San Zeno insorse andando all’assalto dei fornai; era il 18 giugno 1531. A questo punto intervennero i Signori del luogo, primo fra tutti Tommaso Da Vico che a loro spese distribuirono pane, formaggio, burro e per calmare gli animi istituì un momento di festa per allietare la situazione drammatica: gli gnocchi! Anche se al tempo non erano fatti con patate ma solo di farina e acqua, simili ai canederli. Da Vico fece iscrivere questa tradizione nel suo testamento, in modo che il venerdì, detto anche consolatore, precedente la quaresima diventasse un giorno di festa di distribuzione di viveri per i più poveri nel quartiere di San Zeno. Il tutto avveniva su di un tavolo di pietra ancora presente all’interno della piazza (nella foto).