Petit Verdot: questo sconosciuto.

Sempre più spesso mi trovo ad assaggiare vini dove il Petit Verdot viene dichiarato come una componente fondamentale per il vino. Questo vitigno oggi sta sempre più prendendo piede in Italia e soprattutto in alcune zone specifiche. Quest’uva mi ha sempre affascinato per le sue caratteristiche specifiche e distintive, e devo dire che mi piacciono molto. Riesce a donare un colore rosso rubino intenso, con profumi speziati molto particolari e in bocca è pieno asciutto e soprattutto con un tannino ben presente ma mai sgarbato. Si presta molto all’invecchiamento, al taglio con altri vini a cui apporta colore e struttura.

Origine del nome. Ha una maturazione tardiva e per questo deve essere poco verde e molto matura. La traduzione dal francese è appunto “poco verde”.

Zona di provenienza. Coltivata nel Medoc, nella zona del Bordeaux, in Francia, veniva utilizzata principalmente per i tagli. Abbiamo alcuni cenni storici confermati per la piantumazione dal XVIII secolo. Purtroppo il suo passato prima di questo periodo è molto misterioso, ma sappiamo con certezza che fu introdotto nell’area grazie ai Romani.

Clima. Questo vitigno per una buona espressione necessita di un clima caldo, soleggiato, ventilato e con scarse precipitazioni.

In Italia. Al momento il Petit Verdot sta trovando “terreno fertile” in Toscana, nel Lazio e anche in Sicilia, ma soprattutto al momento le zone di maggior concentrazione sono in Toscana nella Maremma Livornese e nella Maremma Grossetana.

Difficilmente questo vitigno lo si trovava al 100% in un vino, ma ora grazie allo studio delle migliori aree per e la sempre più attenzione a quest’uva, stanno arrivando notevoli vini monovarietali.