Poter capire cosa si intende per vino vegano è di facile intuizione però le difficoltà possono nascere soprattutto ai non vegani ossia tutto il resto del mondo. Per gli addetti ai lavori quando si parla di “ingredienti del vino” è una cosa semplice ma quando si parla al consumatore del vino la cosa si complica. Potergli spiegare cosa si intende per vino vegano è una cosa, oggi, quasi naturale, ma spiegato ciò la cosa si complica in quanto nascono fulminee delle domande che aprono un mondo di perplessità. Ma torniamo indietro… Cosa significa quando si parla di vino vegano? Si intende semplicemente un vino che è ottenuto con sostanze di origine minerale e non di origine animale. E qui tutto chiaro… Ma la domanda che ora sorge spontanea è: quali sostanze di origine animale si usano in alcune fasi della produzione del vino? E qui… buio assoluto. Molte sostanze di origine animale si utilizzanao in varie fasi della produzione del vino. Una delle più importanti è la chiarificazione: il processo che fa si di ottenere i bei vini limpidi cui siamo abituati. Per questa pratica si utilizzano: gelatina, sangue bovino, albumina, caseina, caseinati, colla d’ossa, colla di pesce (come si può leggere anche su greenstyle.it su uno specifico articolo). Credo che a questo punto, tutti con la bocca aperta, ci si stia domandando cos’altro viene utilizzato per creare il vino o per correggerlo. Si è abituato a lasciare il consumatore in un limbo dove il vino non è altro che il risultato di una fermentazione del semplice succo d’uva. Ad aiutarlo sono anche le etichette, il primo approccio informativo che egli ha con la bottiglia, che riportano il grado alcolico, la denominazione, il nome, l’anno delle vendemmia, il luogo di imbottigliamento e, quando gli va bene, il luogo di origine delle uve e le percentuali utilizzate. Altro non si legge nemmeno se è stato usato un colorante come l’E120 (che per i vegani è da bandire perchè di derivazione animale). A questo punto c’è da odiare i vegani (ovviamente con tono scherzoso) perchè hanno svegliato il consumatore, il quale ora inizia a porsi delle domande sul vino, mettendo da parte quelli che sono gli effetti ludici dati dall’alcool. Iniziare a parlare di ingredienti o sostanze che non si trovano nell’uva mette un pò d’ansia. Non sono stati ancora sufficienti gli anni a far capire a cosa serva l’anidride solforosa, che ora si inizia a parlare di colla d’ossa? Terrore! Una recente normativa europea stabilisce l’introduzione in etichetta anche degli ingredienti e dei valori nutrizionali, bisognerà ora solo attendere come gli stati recepiranno e applicheranno questa normativa. Il vino rimane ancora oggi uno dei prodotti alimentari presenti sul mercato ad essere sprovvisto di una etichetta informativa. Meglio berci su!
Ad oggi sono 10 le cantine con questa certificazione e sulla bottiglia si troverà il bollino, l’immagine dell’articolo, a garantirne la certificazione.