Anche alle Tenerife si beve vino! Dalla nostra inviata…

raveloviasyteidedesdeAnche quest’anno, come tutti gli anni, arriva quel momento in cui devi decidere dove andare in vacanza…mare, montagna, lungo raggio, corto raggio…alla fine la decisione è caduta su Tenerife. Un’isola offre sempre tanti spunti e questa in particolare aveva parecchi punti a suo favore ; isola vulcanica, quindi montagna, spiagge nere, quindi di colore diverso da quelle a cui siamo abituati, oceano e non mare, città e piccoli paesini rurali e di pescatori, ma soprattutto una storia enologica che non immaginavo e si sa, non so resistere all’idea di bere del vino, specialmente se non l’ho mai assaggiato prima…deciso, si va a Tenerife.

Col senno di poi è stata un’ottima decisione, non mi dilungherò sul perché sia stata una buona scelta turisticamente parlando, ma mi voglio concentrare sui vini che sono stati una piacevole sorpresa. Anzitutto mi preme raccontare la storia vinicola di quest’isola non molto conosciuta né in voga come meta per i vacanzieri italiani, e che invece dovrebbe essere rivalutata.
Tenerife isola Canaria, che da sola fornisce il 50% della produzione globale di vino dell’intero arcipelago, dove le prime vigne vennero importate nel 1497, un anno dopo la conquista da parte degli inglesi, anche se quell’area era già conosciuta come produttrice ed esportatrice di buon vino grazie al francese Juan de Betancourt che un secolo prima impiantò delle vigne nell’isola di Lanzarote.
In Inghilterra e a Madera erano infatti molto apprezzati i vini dolci prodotti da uve di Malvasia di Candia e conosciuti come Canarias o Canary.
Purtroppo questo florido periodo di esportazione terminò verso la fine del XIX secolo a causa di due terribili malattie della vite, lo oidio e la peronospera, che interruppero bruscamente tutti i traffici commerciali con l’estero e per i decenni successivi le Tenerife produssero vino solo ad uso locale. La loro fortuna è stata che non furono mai intaccati dall’invasione della filossera, di conseguenza le viti sono in maggioranza franco di piede.

Nel 1985 venne definito il disciplinare della denominazione di origine controllata, che per il sistema di qualificazione spagnolo si traduce con D.O. Denominación de Origen, e la prima a farsi strada per il rinnovamento dei vigneti in chiave più moderna è stata quella di Tacoronte-Acentejo, situata a nord-ovest dell’isola,che aprì la strada ad altre denominazioni, non solo a Tenerife ma in tutte le isole dell’arcipelago, la più ampia e di maggiore intensità, dove predominano le varietà del « listan negro » e il « negramoll ».

Un’altra denominazione è quella di Abona, nel centro-sud ovest dell’isola, la più recente delle denominazioni, dove i vigneti sono collocati sulle pendici del Teide, il famoso vulcano che sovrasta tutta l’isola. Le vigne sono state impiantate da un’altezza che va dai 400 agli 800 metri per la maggior parte, fino a 1.500 metri nei pressi di Viaflor, una cittadina che fa parte di questa regione. Ovviamente in quest’ultimo caso la rendita è più ridotta, anche per la difficoltà dovuta alla modalità di coltivazione a terrazze con la costruzione di veri e propri muretti per il contenimento della terra e per l’80% producono vini bianchi.

Ycoden-Daute-Isora, è la terra di denominazione a nord-est di Tenerife, una zona di passaggio nel XVI e XVII secolo per le tratte dall’Europa verso le Americhe, e questo fece si che il vino canario acquistasse fama nel mondo in quel periodo.
Il clima di questa area e i venti atlantici che la sfiorano, regolando in maniera naturale l’umidità e il clima altrimenti tropicale, favoriscono la coltivazione di vini bianchi, principalmente il “listan blanco”, ma anche il “listan negro” ed il “negramoll”.

La valle di Guimar, che si colloca al centro-est dell’isola, è la quarta Denominación de Origen dell’isola, dove la coltivazione avviene tutt’oggi in maniera tradizionale, dato che, proprio a causa del suolo, risulta complicato utilizzare le moderne tecnologie meccaniche. Ne deriva un vino di maggiore qualità ma, ovviamente, in minor quantità. Le varietà utilizzate sono quelle del « listan bianco », il « moscato » e la « malvasia ».

Infine la Valle de la Orotava, al centro-nord ovest di Tenerife, si estende dalla base del monte Teide fino alle spiagge sull’oceano per circa 1.000 ettari di vigneto che si snodano in una valle di straordinaria bellezza. In questa zona si crea un fenomeno climatico in estate, chiamato dai canari « panza de burro », tradotto letteralmente in « pancia d’asino », ovvero un ammassamento di nubi che si crea al nord al di sotto dei 1.500 metri e che permette una delicata maturazione dell’uva, determinando poi un frutto molto morbido e aromatico. Per lo più si coltiva il « listan blanco » e il « listan negro » e la « malvasia ».
Insomma cinque zone vinicole per un totale di 4.500 ettari vitati, 3.500 viticultori e 80 Cantine.

In generale i vini di Tenerife sono freschi, fruttati, dagli aromi minerali e vanno consumati giovani e le produzioni attuali hanno una gradazione minore rispetto ai vini che venivano prodotti inizialmente, definiti infatti « vini passiti ». Le tipologie sono vini bianchi, rossi, rosati, afrutadi, ovvero dolci naturali, aromatici e molto in voga in questo periodo a Tenerife, e i vinos de tea, invecchiati in barriques di legno di Tea, il pino delle Canarie, che gli dona un aroma intenso e un sapore di resina. Devo ammettere che sono stati una piacevole scoperta, lontani dai sapori della provincia veronese a cui sono abituata ma che si bevono volentieri come aperitivo o abbinati a piatti dal gusto non troppo marcato.

Oggi la produzione vinicola sta tornando alla ribalta e con essa i tour enologici, le strade del vino e le cantine, che in spagnolo sono le « bodegas », che offrono degustazioni classiche ma anche molto particolari, come quelle erotiche proposte dalla cantina Monje e intitolate Wine&Sex.
In effetti il vino e il sesso sono da sempre legati a filo doppio, nella storia, nei libri o al cinema ; la cantina Monje propone dunque un’esperienza diversa, un percorso enogastronomico che si sviluppa in un contesto originale ma sobrio, con musica, giochi e spettacoli sensuali ma mai volgari, dove il vino viene proposto e raccontato in un’atmosfera divertente ed erotica. (www.bodegasmonje.com)

Non abbiamo avuto occasione di visistare la cantina Monje, una delle più grandi e famose dell’isola, ma al ritorno dalla gita sul Teide, mi sono fermata a Vilaflor, alla Bodega Reveron (www.bodegareveron.com), una cantina a conduzione familiare a 1.300 metri e che dal 1947 si dedica alla coltivazione di vino biologico, dove per « biologico » non si intende una condizione eccezionale ma assolutamente normale per i vini di quest’isola. Infatti grazie al clima, ai venti, all’esposizione al sole che a loro volta creano dei microclimi fantastici che ostacolano in maniera del tutto naturale il proliferare delle malattie e dei parassiti, la vite può prosperare e crescere senza aiuti aggiuntivi ma in maniera del tutto biologica, appunto.
Non è poi superfluo sottolineare l’accoglienza cordiale e solare che ci hanno riservato i proprietari della cantina, i quali ci hanno illustrato l’intera gamma dei loro prodotti, composta da vini bianchi, rossi e rosati, la sala degustazione, dove si svolgono vari eventi, lo splendido paesaggio dell’oceano visto dall’alto e naturalmente tutti i premi vinti con i vini. D’obbligo la degustazione e, nonostante l’aereo, il pericolo di rompere le bottiglie in valigia non ci ha fermato dal comprarne qualcuna.
Risultato ? Un bel viaggio, un’isola interessante sotto tanti punti di vista, ottimi i loro piatti tipici e il buon vino canario è stata un coronamento perfetto a queste vacanze estive.

M. R.